Tra maschere colorate, canti popolari e rituali antichi, il Carnevale a Sammichele di Bari è molto più di un semplice evento: è un’esperienza autentica ricca di storia, un’esplosione di colori, musica e soprattutto di parole. Le rime dialettali del Carnevale rappresentano una delle tradizioni più antiche e affascinanti della città, custodendo l’essenza della storia e dell’ironia popolare.
Le origini e il significato delle usanze del Carnevale sammichelino rivelano un legame profondo con le rime, cuore pulsante di una delle feste più amate della tradizione locale.
Le origini delle rime dialettali del Carnevale a Sammichele: un’antica tradizione popolare
Il dialetto di questo piccolo borgo vicino Bari diventa protagonista durante il Carnevale, trasformandosi in uno strumento per raccontare, celebrare la vita quotidiana, creando un’atmosfera di allegria e complicità. Questa antica usanza affonda le sue radici nel passato rurale del paese, quando il Carnevale a Sammichele rappresentava un’occasione per sfogare in maniera giocosa le tensioni sociali.
Negli anni si è evoluta in una forma d’arte orale che coinvolge l’intera comunità, tramandata di generazione in generazione.
Struttura delle rime: tra ironia e critica sociale
Le rime seguono uno schema semplice ma efficace, fatto di versi brevi e ritmati. Ogni rima, per lo più baciata, ha l’obiettivo di strappare un sorriso, ma anche di riflettere sulla realtà locale con uno sguardo critico.
Tra i temi più frequenti delle rime sammicheline troviamo:
- eventi storici e attualità locali;
- personaggi del paese;
- situazioni quotidiane trasformate in ironia collettiva.
Attraverso questi versi, i sammichelini esprimono la loro creatività, prendendo di mira eventi locali, personaggi e temi sociali con uno spirito festoso e satirico unico.
Tra queste, una rima iconica riecheggia ancora oggi, collegando il folklore alle sue radici:
Sand’Anduéne, màsckere, fiscke e ssuéne (Sant’Antonio, maschere, fischi e suoni).
Il Carnevale a Sammichele: origini e tradizione dei festini
Il Carnevale di Sammichele di Bari, come raccontato nel Dizionario Italiano Sammichelino di Candido Daresta (docente, autore e attore di teatro popolare sammichelino), è una tradizione consolidata che si svolge ogni anno dal 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, fino al martedì grasso che precede la Quaresima. Ogni giovedì, sabato e domenica si balla nei cosiddetti festini (festìne), serate danzanti che hanno origine nell’Ottocento.
Storicamente queste serate si tenevano nelle case private, dove le famiglie si riunivano per un duplice intento: ballare i lisci su musiche popolari ed accasare le proprie figlie.
L’organizzazione dei festini segue il rispetto di alcune regole, gestite dal caposala (mèste bbàlle) che coordina la serata.
Le donne (dame) e gli uomini (cavalieri) siedono separati. Il portinaio (pertenàere), figura molto importante, è responsabile dell’ingresso degli invitati e delle maschere. Il motorista (motorìste) si occupa della musica in sala.
L’invito al ballo non può essere rifiutato. L’atmosfera è resa vivace appunto dalle rime, recitate per coinvolgere i partecipanti.
La celebrazione culmina il martedì grasso a mezzanotte, quando si inscena simbolicamente la morte del Carnevale con un annuncio rituale che richiama il ciclo di morte: i muuèrte u carnevàele, chiangìte u muuèrte (è morto il carnevale, piangete il morto) e, in seguito, la sua rinascita.
Importanza delle maschere nei festini
Durante queste serate di festa, gruppi mascherati visitano i vari festini, guidati da un conduttore (chendettóre) che annuncia l’ingresso delle maschere (màsckere) con formule rituali come:
Cé permèsse pe nna chembagnì de màsckere? (C’è permesso per una compagnia di maschere?).
Alle maschere viene data la possibilità di 3/4 balli da decidere, durante i quali la musica potrebbe essere interrotta per dar spazio a rime come:
O carnevàle a tùtte i crestiàne nge véne u prìesce, se apre u còre e se ne vè u delòre, applaudime màsckere e chendettòre. (A carnevale, ad ogni persona viene il priscio, si apre il cuore e scompare il dolore, applaudiamo le maschere e il conduttore).
Un tempo le mascherate nascevano dall’improvvisazione, con indumenti casalinghi come pigiami o abiti dismessi; oggi, invece, sono curate nei dettagli, spesso sono a tema e accompagnate da coreografie d’ingresso nei festini.
Al momento dei saluti, il caposala ringrazia il conduttore e le maschere, mentre tutti i partecipanti del festino si alzano in piedi e applaudono la loro uscita sulla canzone/motivo guida del festino.
Maschere e regole di un’antica tradizione
L’Ingegnere, docente universitario e storico sammichelino Giacomo Spinelli dona un contributo sulle possibili origini del Carnevale di Sammichele grazie al ritrovamento dello Statuto Patrio per la Polizia Urbana e Rurale del Comune di S. Michele dell’anno 1835. L’art.33 così recitava:
“Sarà vietato in tempo di carnevale vestirsi a maschera prima di terminare le sacre funzioni che si fanno in Chiesa. Passate le ore ventiquattro le maschere dovranno andare a faccia scoverta seco loro portando una persona conosciuta che le garantisca, previo sempre il permesso del Sindaco. Controvenendo s’incorrerà nella multa di carlini 10, ed alla prigionia di uno a tre giorni.”
Nei regolamenti dei comuni vicini non si trova un articolo simile. Pertanto, se in quel periodo si è avvertita la necessità di stabilire delle regole, ciò suggerisce che la tradizione fosse già ben radicata nella comunità da molti anni, e abbia contribuito a formare l’identità culturale e sociale della popolazione.
Poesia Na rìme de Carnevàle di Candido Daresta – testo e traduzione
Tùtte l’i-ànne u decessètte scennàne o Casàle
Sànd’Anduène i-àpre u Carnevàle.
E candànne, fesckànne e senànne
disce: “Ve sò vvenùte acchiàe pùre cuss’uànne!”
Oggni scevedì, sàbete e deméneche
fin’o màrtedì di cénere iìnd’e festìne
chìene de ziarédde e cartavelìne,
dàme, cavallìere, màsckere e chendettùre,
gruésse, pecciùnne, rìcche, pòvere e fatiatùre,
a suéne de fesarmóneche, chetàrre e mandullìne,
bàllene e ridene fin’a matetìne.
Chéss’a féste se pórte nnànde d’attàene a fìle da tànde tìembe
e nu casalìne sìme chendìende e onoràte,
fascìmenge n’applàuse a stàe bbèlla masckaràte.
TRADUZIONE “UNA RIMA DI CARNEVALE”:
Tutti gli anni, il diciassette gennaio a Sammichele
Sant’Antonio apre il Carnevale.
E cantando, fischiando e suonando
dice: “Sono venuto a trovarvi pure quest’anno!”
Ogni giovedì, sabato e domenica
fino al martedì delle Ceneri, nei festini
pieni di stelle filanti e carta velina,
dame, cavalieri, maschere e conduttori,
grandi, piccoli, ricchi, poveri e lavoratori,
al suono di fisarmonica, chitarra e mandolino,
ballano e ridono fino al mattutino.
Questa festa si porta avanti da padre in figlio da tanto tempo
e noi sammichelini siamo contenti e onorati,
facciamo un applauso a questa bella mascherata.
Questa poesia tratta dal libro La vìte ié tùtte na poesì di Candido Daresta, edito SUMA editore, celebra la tradizione del Carnevale di Sammichele attraverso gli occhi del protagonista, Michele.
La morte e il prolungamento del Carnevale a Sammichele
Il carnevale, come accennato precedentemente, si conclude con il rito du muuèrte, ma non termina del tutto. Il sabato e la domenica successivi alle Ceneri si svolge la Pentolaccia (Pegnàete). In queste serate si celebra una sorta di rito di ringraziamento o di riconoscenza al periodo dei festini.
La Pentolaccia del sabato, ad esempio, potrebbe essere quella offerta dai cavalieri alle dame, o viceversa, mentre quella della domenica potrebbe essere dedicata dai membri del festino al padrone di casa.
Là Pegnàete è un recipiente di creta, riempita per l’occasione di ceci, biscotti, cioccolatini e, talvolta, qualche sorpresa inaspettata. I partecipanti, bendati e armati di un bastone, si alternano nel tentativo di romperla, in uno stile che ricorda il gioco della mosca cieca. Devono localizzarla seguendo il suono che emette, mentre viene spostata per la stanza, e le urla degli altri presenti. Quando finalmente riescono a romperla, il contenuto viene distribuito a tutti gli invitati.
Tra risate, colori e maschere in festa,
il Carnevale sammichelino nei cuori resta.
Ogni anno rinasce con allegria e fervore,
un dono di tradizione, un vero splendore!
Cara Sara, il tuo eccellente articolo mi ha veramente toccato. Desidero esprimere il mio più sincero e profondo ringraziamento per avermi menzionato, apprezzato e valorizzato. È piacevole sapere di essere tenuto in considerazione con tanta stima. Carissimi saluti e auguri per un futuro meraviglioso.
Ci fa tanto piacere che abbia apprezzato e concordiamo pienamente sull’ottimo lavoro fatto dalla nostra redattrice Sara. Torni a leggerci presto!
La tua pubblicazione eccellente trattando l’argomento delle tradizioni ne ha messo in evidenza gli aspetti culturali ,etici , ludici e allegri che hanno fatto emergere il nostro piccolo Sammichele rileggendo scritti già esistenti…
Grazie del commento, Chiara. Siamo contente abbia apprezzato il lavoro della nostra redattrice Sara. Torni a leggerci presto!
Molto bene! Articolo interessante, ricco d’informazioni, piacevole nella lettura. Divulgare la storia, le tradizioni, la cultura del proprio paese è sentirlo vicino, è tramandare e far conoscere, a chi non sa, quelli che sono i valori, la memoria di un territorio. Complimenti! Ad Maiora Semper.
Grazie mille! Ci fa molto piacere che abbia apprezzato e colto pienamente il senso di priscio di Puglia. Sarà nostra premura continuare a raccontare le tradizioni e la cultura di questa regione.
Ringrazio vivamente per la citazione. Buon lavoro.
Grazie a lei per il prezioso contributo sulle origini del Carnevale sammichelino!