Bari Vecchia: tra leggende di streghe e sotterranei suggestivi

da | Apr 14, 2025 | Storia, arte e cultura

Nel Tardo Medioevo storie inquietanti e misteriose si celavano tra le pietre delle antiche costruzioni nella città dai numerosi archi. Vicoli stretti nascondono racconti di tempi oscuri, quando il confine tra leggende e realtà si faceva labile e pericoloso. 

Sussurri nella notte parlavano di donne dai poteri arcani, di incantesimi bisbigliati al chiarore della luna e di inquietanti presenze che si diceva abitassero i sotterranei di Bari

Oggi, tra le strade di Bari Vecchia, quel passato non è del tutto svanito.

Basta saper ascoltare, osservare i dettagli nascosti e lasciarsi trasportare dalle leggende che ancora riecheggiano tra le mura del suo affascinante centro storico.

Le streghe di Bari Vecchia: tra leggende e realtà

Profondamente legata alla tradizione religiosa, Bari Vecchia ha sempre avuto un rapporto complesso con il mistero, la superstizione e le leggende della magia popolare.

La presenza della Basilica di San Nicola, una delle più importanti della cristianità, ha contribuito a consolidare la fede, ma allo stesso tempo ha creato una forte contrapposizione tra religione e credenze popolari.

Nel corso dei secoli, la Chiesa ha cercato di reprimere le pratiche considerate eretiche.

Le donne sospettate di stregoneria venivano spesso accusate di avere patti con il diavolo, di praticare riti segreti o di influenzare negativamente la vita delle persone.

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Il centro storico di Bari Vecchia e l’Arco delle Streghe

Nel cuore di Bari Vecchia, tra i labirintici vicoli e le antiche pietre, si trova un luogo avvolto dal mistero, l’Arco delle Streghe, noto in dialetto come “U arche d’la masciàre“. 

Situato nei pressi di Corte Cavallerizza, questo arco è teatro di leggende che narrano di rituali esoterici e incontri segreti. 

Si racconta che, nelle notti di luna nuova, le gatte masciàre, donne capaci di trasformarsi in gatti neri grazie a un unguento magico, si radunassero sotto questo arco per praticare incantesimi e sortilegi. 

Queste figure enigmatiche, di giorno integrate nella comunità, di notte si dedicavano a riti occulti, alimentando storie di magia nera e superstizione

Ancora oggi, l’Arco delle Streghe rappresenta un simbolo del ricco patrimonio folkloristico di Bari, evocando le antiche credenze che permeano la città.

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Le masciàre: tra guaritrici e streghe

Nel Sud Italia, e in particolare in Puglia, il termine masciàra indicava una donna ritenuta capace di praticare magia, nel bene o nel male. 

Le masciàre erano spesso donne che conoscevano erbe e rimedi naturali, svolgendo il ruolo di guaritrici all’interno delle comunità. 

Tuttavia, la linea tra il rispetto e il timore era sottile, per cui, se una guaritrice non riusciva a curare un malato o se si sospettava che portasse sfortuna, poteva facilmente essere accusata di stregoneria.

La leggenda di Befanì e Muffarang

Tra le leggende di stregoneria e fenomeni legati al mistero che circondano Bari Vecchia, ce n’è una in particolare che ancora oggi viene tramandata e fa sussultare di paura chi la ascolta.

È la notte dell’Epifania di un anno non ben precisato tra l’847 e l’871 d.C., bambini e bambine attendono l’arrivo della Befana che porta doni e dolciumi, ma qualcosa di spaventoso accade per la prima volta quella notte.

Si racconta che da questo momento ci furono due Epifanie nella città di Bari Vecchia, una buona e una malvagia. La leggenda che nacque quella notte si snoda tra i vicoli del centro storico, tra la Basilica di San Nicola e la Cattedrale di San Sabino.

L’apparizione della Morte Befanì

Ancora oggi si racconta che, una donna anziana ricurva su se stessa e avvolta in un pesante abito nero si aggirasse per i vicoli disegnando croci nere su alcune case.

Aveva una corona nera con tre candele accese sulla testa, un viso scarnificato e scheletrico e tra le mani teneva una falce e un grande libro con pagine ingiallite.

Qualche mese più tardi, nelle case che la donna aveva marchiato, arrivò la morte e almeno una persona perse la vita.

Si trattava di Befanì, chiamata anche “La Morte Befanì”. Una strega dagli spaventosi poteri malvagi che ogni notte tra il 5 e il 6 gennaio, si aggirava tra le strade della città segnando le case delle famiglie il cui cognome era riportato sul suo grande libro. In questo modo decretava dove la morte si sarebbe fermata nelle settimane successive.

Da quel momento, ogni notte dell’Epifania, gli abitanti del centro storico di Bari Vecchia, si chiusero in casa e nessuno osò più uscire per paura di incontrare l’inquietante e malefica donna.

Tutti tranne uno, ovvero l’emiro Muffarang chiamato anche il Turco.

Dall’arabo “amīr“, che significa principe, comandante o governatore, gli emiri mussulmani erano coloro che governavano la città durante il particolare periodo storico tra l’847 e l’871 d.C.

Muffarang era un uomo forte e robusto, sicuro di sé, spavaldo e per nulla impaurito da niente e da nessuno, nemmeno dal peggior nemico che si potesse trovare ad affrontare.

Il turco sbeffeggiava gli abitanti di Bari Vecchia, accusandoli di essere dei bugiardi e di essersi inventati la storia della Morte Befanì.

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La sfida di Muffarang

Muffarang, deciso a sfatare la leggenda, una notte tra il 5 e il 6 gennaio, rimase sveglio e si recò a passeggiare tra i vicoli del centro alla ricerca della strega.

Gridava, camminava tronfio nella sua armatura brandendo una scimitarra e urlava ai baresi che lui non aveva paura di niente e che avrebbe distrutto la loro sciocca storiella.

Appena svoltò uno degli angoli di uno stretto vicolo, si trovò davanti un’anziana signora vestita di nero, ingobbita e inquietantemente silenziosa.

Dopo un primo momento di silenzio, Muffarang tornò a urlare, prendendosi gioco della donna.

Credeva fosse un’anziana donna che abitava nella città e che si era presentata per fargli credere di essere la strega, così il turco prese la scimitarra e la minacciò, cercò di colpirla ma ogni colpo andò a vuoto.

L’arma passò attraverso il corpo della donna, che imperterrita non si mosse. Così, non  appena sul volto dell’uomo comparve la paura, Befanì lo colpì con la falce decapitandolo.

Il corpo pesante cadde con un tonfo fragoroso mentre la testa rotolò via lungo i vicoli, finendo poi contro un masso appuntito e balzando così contro un portone dove rimase incastonata.

Da quella notte, il suo spirito vagò ogni sera tra le strade di Bari Vecchia terrorizzando gli abitanti che furono costretti ad abbattere il palazzo.

Ma a nulla servì, poiché dopo qualche settimana una donna che stava rincasando incontrò un ragazzo identico a Muffarang, con grandi spalle muscolose e due grandi baffi neri.

L’uomo si dissolse e la sua testa andò a incastrarsi sulla facciata del nuovo palazzo sorto sulle ceneri del precedente.

Seppur questa inquietante storia sia  considerata solo una leggenda, la rappresentazione della testa del turco è ancora presente e visitabile sulla facciata dell’edificio in via Strada Quercia 10 tra i vicoli del centro storico di Bari Vecchia.

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I sotterranei di Bari Vecchia: un viaggio nel passato nascosto

Sotto Bari Vecchia giace placida un’altra città, per diverso tempo dimenticata, ma poi riscoperta grazie a scavi e ricerche storiche. Bari sotterranea è un labirinto nascosto sotto le strade della città, un insieme di cunicoli e passaggi che raccontano storie e leggende antiche.

Costruiti in epoche lontane, principalmente dal Medioevo in poi, tali cunicoli sono nati con lo scopo di difendere la città da guerre e invasori. Erano in principio utilizzati come luoghi di stoccaggio per scambi commerciali, come luoghi di culto o come rifugi durante le guerre. 

Furono pensati come dei passaggi segreti che collegavano palazzi e chiese per permettere alle persone di muoversi per la città senza essere viste. Ancora oggi, alcuni di questi passaggi sono accessibili ai visitatori, che possono immergersi in un’altra dimensione della storia di Bari tra leggende e misteri.

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Scoperte archeologiche ricche di mistero nel sottosuolo di Bari Vecchia

Si sa questo e poco più sui sotterranei di Bari, luogo ancora oggi avvolto da forti enigmi. Non esistono prove reali e tangibili circa la storia più oscura dei sotterranei di Bari, ma solo un’eredità storica e diverse suggestive leggende.

Si racconta che, durante il periodo medievale, i tunnel fossero usati non solo per scopi difensivi, ma anche per attività meno legittime.  Alcuni storici parlano di culti segreti e pratiche occulte che avrebbero trovato rifugio nei sotterranei, protetti dalle mura della città. 

Durante scavi e ricerche sono stati rinvenuti simboli e incisioni misteriose forse legate a culti pagani o antichi rituali.

Una delle leggende più diffuse riguarda un presunto passaggio sotterraneo cercato a lungo ma mai trovato, che collegherebbe il Castello Normanno Svevo alla Basilica di San Nicola.

Questo misterioso collegamento è chiamato ancora oggi “Passaggio del Diavolo” e si dice che, oltre a collegare direttamente i due edifici, fosse anche uno sbocco direttamente sul mare. 

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Visitare i sotterranei oggi: un’esperienza suggestiva

I sotterranei collegano ancora oggi gli edifici storici e religiosi più importanti della città.

Il tour proposto da Bari Sotterranea, è attivo solo dal recente 2009, anno in cui grazie al lavoro di Doriana Cisonno nasce “Bari sotterranea, un viaggio nella città sotto la città” promosso dall’assessorato alle Culture del Comune di Bari.

Sotto la guida di un’archeologa esperta, il percorso inizia presso il Castello Normanno Svevo e si snoda sotto l’intera città per una durata di circa 2 ore.

Le principali tappe delle quali si visiteranno appunto i sotterranei sono: il Castello Normanno Svevo, la Cattedrale di San Sabino, Palazzo Simi e la Cattedrale di Santa Maria del Buon Consiglio.

Bari Vecchia, meta per chi ama il turismo esoterico

In che modo è possibile visitare Bari Vecchia percorrendo le orme del mistero, dell’esoterismo e delle leggende che la stessa città tramanda?

È possibile svolgere un itinerario in autonomia attraverso i luoghi simbolo del mistero barese. In alternativa è possibile affidarsi a tour esperti che non solo guideranno i visitatori attraverso i luoghi più segreti e misteriosi, ma che daranno altresì l’opportunità di percepire tutta l’atmosfera che li caratterizza.

Tra i tour più suggestivi c’è sicuramente il Ghost Tour di Puglia Segreta.

Un’avventura notturna nel cuore misterioso di Bari, alla ricerca della testa del turco e sulle orme delle streghe masciàre, le seduttrici notturne che si trasformavano in gatti neri.

Un’altra proposta simile è quella offerta dall’associazione culturale Slow Travels, attraverso il tour “Storie sotterranee”.

Un vero e proprio viaggio sottosopra, una prima parte alla scoperta dei misteri dei sotterranei della città e infine una tappa che condurrà alla visita degli archi storici maggiormente influenzati da leggende e superstizioni. 

L’influenza di mistero e folklore nella cultura locale

Bari Vecchia è molto più di un intreccio di vicoli e pietre antiche: è un luogo in cui storia, leggende e tradizioni popolari convivono e si fondono in un affascinante gioco di luci e ombre. 

È un luogo in cui ci si interroga costantemente circa i suoi racconti più tenebrosi, domandandosi se si tratti di mistero o realtà.

Attraverso le testimonianze tramandate oralmente e le credenze locali, si è costruito un immaginario collettivo che ancora oggi influenza la cultura e l’identità degli abitanti. 

Il folklore non è solo un ricordo lontano, ma una presenza viva che permea l’atmosfera del centro storico, rendendolo unico nel suo genere.

Preservare e tramandare questo patrimonio inestimabile di storia e leggende è fondamentale per mantenere intatta l’anima autentica della città e garantire che le sue radici non vengano dimenticate. 

Esplorare Bari Vecchia con occhi attenti ai dettagli nascosti significa entrare in contatto con una dimensione ricca di suggestioni, dove la realtà si mescola alla fantasia e ogni angolo può raccontare una storia.

L’invito, quindi, è quello di lasciarsi trasportare da questa atmosfera carica di fascino, di immergersi nei racconti che le mura sussurrano e di scoprire un lato di Bari che non si rivela facilmente, ma che, una volta trovato, non si dimentica più.

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