Piena verdeggiante Murgia pugliese: è qui che sorge il Comune di Putignano, noto, notissimo, per la grandiosa e storica sfilata di Carnevale che, nei primi mesi di ogni anno, colora il centro della cittadina.
Facendo qualche passo indietro nel tempo, magari buttandoci a capofitto tra le pagine di un buon libro di storia medievale, ricorderemmo bene come, dalla fine del 1300 circa, la costa pugliese fosse in preda delle scorrerie dei saraceni.
In quella che diventò una affannata corsa alla protezione delle ricchezze del territorio, Putignano, situata nell’entroterra, venne designata meta ideale del trasferimento delle reliquie di Santo Stefano Protomartire, definitivamente così allontanate dalla costa assalita, dove erano prima situate.
Così, il 26 dicembre del 1394, le reliquie, accompagnate da un corteo sacro, furono condotte nella chiesa di Santa Maria la Greca.
Il racconto del popolo, tramandato dalla tradizione orale, vuole che i contadini di Putignano, impegnati nell’innesto delle viti, al passaggio del corteo abbandonarono il lavoro dei campi per unirsi alla cerimonia, contribuendovi con balli e canti.
Nasceva così la Festa delle Propaggini, quella che, da allora, ogni 26 dicembre, inaugura l’inizio del Carnevale di Putignano.

L’introduzione della cartapesta nel ‘900
Nella prima metà del ‘900, quando il Carnevale iniziava a diventare la festa di tutti e non più esclusiva dei soli contadini, come ci raccontano più avanti i due maestri cartapestai Marino Guarnieri e Paolo Mastrangelo, i piccoli carri realizzati da pupazzi composti da paglia e stracci, lasciavano il posto ai primi carri allegorici dalla struttura in ferro e il rivestimento di carta.
Il vero trionfo della cartapesta giungerà, invece, solo negli anni ’50, con l’introduzione di numerose tecniche di lavorazione: dal filo di ferro e alla carta di giornale, fino alla lavorazione dell’argilla.
È così che gli artigiani cartapestai del paese iniziano a diventare la cellula fondante del Carnevale di Putignano, mettendo la loro maestria a completo servizio della festività e della tradizione che ne deriva. La loro esperienza e la loro innovazione, costituiscono un tesoro da conoscere approfonditamente e, di conseguenza, da proteggere e tutelare. Solo così, riconoscendo consapevolmente il loro valore, se ne potrà sempre parlare con gratitudine e profonda ammirazione.

Marino Guarnieri: storia hobbistica di un giovane cartapestaio
Marino Guarnieri, nel bel mezzo di tutti i nomi dei maestri cartapestai del Carnevale di Putignano, rientra tra i più giovani. Ha 35 anni e, come ci racconta, è fresco di questa attività.
Nel mio caso, l’avvicinamento alla cartapesta è nato grazie alla passione maturata in una famiglia, la mia, molto legata al Carnevale. Mio papà aiutava quanto più gli era possibile all’interno dei capannoni, e in più ho un cugino anche che realizza da sempre un carro. Ad ogni modo, collego il mio legame con la cartapesta anche alla ferma volontà di rimanere in Puglia e al tramandare una tradizione nella cui storicità credo molto. La mia curiosità è cresciuta sempre più negli anni, tanto da aver maturato una vera propensione ad entrare nelle botteghe e a mettere le mani in pasta. E la verità è che non si smette mai di imparare.
Come emerge dalle parole di Marino, il Carnevale di Putignano ha sì una tradizione antichissima, ma, allo stesso tempo, poco strutturata. Questo fa sì che sia tutto estremamente legato alle singole persone: potrà continuare a vivere solo se le persone che ne sono la colonna portante, crederanno nella sua prosecuzione.

La tecnica di lavorazione della carta a calco
Nel tempo, ponendosi l’obiettivo di realizzare manufatti di grandi dimensioni che potessero essere facili da montare e far smuovere, i cartapestai di Putignano hanno dovuto fare ricorso a delle tecniche che garantissero la leggerezza dei pupazzi. Pertanto, le realizzazioni non dovevano più esser composte da ferro e rivestite da carta, bensì modellate con la creta. Quella che oggi è la tecnica della carta a calco, vuole che il procedimento sia esattamente questo.
Le idee e la creatività sono il vero punto di partenza. Una volta ben definita, all’idea si dà vita realizzando con la creta una specie di plastilina naturale e quindi un volto, una mano: sulla creta umida viene poi applicato un gesso. Inizialmente questo gesso è liquido, con l’acqua si solidifica dopo massimo un’ora. Viene così creata una matrice in gesso, una sorta di stampo, di negativo, che consente di essere riempito con la carta. Una volta tirata fuori, dalla carta ricaviamo la copia del soggetto. Con calore indotto, in un giorno o al massimo due, la carta si asciuga e la si estrae. I tempi di asciugatura dipendono dalla quantità di strati di carta presenti.
Dall’essiccazione all’impermeabilizzazione
Ma non finisce qui.
Con l’essiccazione della carta abbiamo il nostro primo elaborato grezzo. Trattandosi di manufatto a tutto tondo con un fronte ed un retro, diventa necessario procedere con delle giunture, conosciuta questa come tecnica di “accoppiatura”. Una volta ben rifinito tale collegamento, si procede col rivestire il tutto con una carta maggiormente isolante, la cosìdetta carta clementizia, di colore marrone, più resistente di quella dei quotidiani, composta da una fibra che consente di impermeabilizzare il pezzo. Questo tipo di carta permette di raggiungere due obiettivi: il primo, appunto, quello dell’impermeabilità, affinché anche con acqua di pioggia il pupazzo resti saldo, il secondo sta invece nell’avere dei pupazzi uniformi dal punto di vista del colore, quindi con una base unica su cui diventa più semplice andare a ripassare il colore desiderato.
Nel caso di Marino, ci spiega, nel momento in cui pensa all’opera, prima di proporla ai ragazzi dell’associazione, cerca di definirla a tutto tondo prima nella sua testa.


L’evoluzione della figura dell’artigiano cartapestaio: idea, musica, scenografia
Oggi, la realizzazione dell’opera, oltre all’idea sul soggetto da proporre, al colore o alla disposizione dei pezzi sull’installazione, richiede che si prenda in carico una visione più ampia, che annovera più componenti: da quella illuminotecnica a quella scenica e coreografica. Le tempistiche di lavorazione, finalizzazione e perfezionamento, si fanno, pertanto, sicuramente più lunghe di quelle di un tempo.
I tempi di realizzazione di un carro dipendono dalla dimensione e dalla complessità del soggetto da creare. Per creare un carro allegorico, oggi parliamo di un lavoro corale e da impresa, quando invece, una volta, tutto questo lavoro era più di natura hobbistica, nel vero senso della parola. Se ci lavorano cinque o sei persone, sono necessari all’incirca due mesi e mezzo o tre per completare la singola opera. Tutto questo impegno e specializzazione non può che andare a vantaggio dello spettacolo finale.
Nel corso dei mesi sono previsti dall’organizzazione incontri mirati con team specializzati di scenografi e ballerini.
Una volta che ha ben chiaro in mente l’obiettivo finale, Marino si interfaccia con il coreografo, con i musicisti e con i tecnici del service audio-luci. A questo punto si lavora in simbiosi per far sì che le varie componenti siano uniche, esclusive, e interagiscano armonicamente tra loro.
Le figure specializzate con cui i maestri cartapestai di Putignano lavorano, oramai arrivano da tutta Italia. Una festa, quella di Putignano, sempre più nazionale.
Per noi di Putignano è importante essere sempre aperti a contaminazioni con diversi background, quindi contiamo di mostrarci ben disposti a servirci anche di nuovi materiali. Per quanto il nostro punto di riferimento sia sempre la cartapesta, tanto da essere riconosciuti come numeri uno a livello nazionale per la tecnica di utilizzo della cartapesta da calco – e ce lo confermano i colleghi del Carnevale di Viareggio, è sempre un bene allargare le proprie vedute. Questo materiale ci distingue e lavoriamo per valorizzarlo sempre al massimo. Non escludiamo però che nel tempo si possa lavorare anche con altre risorse.


È dal mese di settembre che partono i lavori per il Carnevale, ci racconta Marino, quando viene aperto il bando e si mettono le prime idee giù.
Ad oggi, quella del maestro cartapestaio è quindi diventata una figura a tutto tondo. L’artigiano infatti non realizza solo fattualmente l’oggetto ma propone idee, musica, scenografie, per far sì che quanto da lui pensato venga riportato nel modo più fedele possibile sulla scena.
Il ferro e la movimentazione
Essenziale, infatti, in tutto questo minuzioso e accurato processo, anche la figura del fabbro.
Ogni anno i fabbri si lamentano perché i complimenti vengono rivolti più facilmente a chi si occupa dei colori, delle decorazioni, ai cartapestai, mentre loro, che invece si sono occupati con tanta dedizione della meccanica dei movimenti dei personaggi, vengono spesso ignorati. Quindi tutti insieme è bene che esclamiamo: evviva i fabbri! Non si può non ammettere quanto le loro abilità siano di fondamentale importanza nel processo di costruzione dei carri di grandi dimensioni.

È di motori, pistoni e numerosi altri strumenti che si avvalgono i più noti fabbri della cittadina. La base in ferro legata alla movimentazione necessita infatti di strutture fatte ad hoc. E a maneggiarle non possono che essere persone addette e con capacità pregresse, che ben conoscono i comportamenti delle strutture pesanti e quindi del ferro.
L’economia circolare nel mondo dei cartapestai del Carnevale di Putignano
Tutto questo processo creativo ben si accorda ai valori dell’economia circolare. La materia prima è la carta che presuppone il recupero di quotidiani, mentre le colorazioni sono previste solo con l’utilizzo di colori naturali a base d’acqua.
Sia per una questione economica, che per una di natura culturale, i cartapestai utilizzano una colla naturale. Una combinazione di acqua e farina in una quantità precisa, scaldata sul fornello, dà vita ad un collante vero e proprio. Ha una scadenza, si consuma nel massimo di due, tre giorni. Realizzata dai cartapestai stessi, con i giusti dosaggi di farina e acqua, vede da sempre la sua esistenza:
È stato sempre così, non è una moda sostenibile degli ultimi tempi.
Si vede bene come il concetto di economia circolare venga portato alto: i collanti chimici costerebbero tanto e non supporterebbero in alcun modo i principi di sostenibilità.
La continuità del mestiere del cartapestaio: carta e pazienza
L’impegno nelle nuove generazioni nel continuare con la tradizione della cartapesta c’è senz’altro, ci racconta Marino.
Siamo sempre più tentati di contaminare la cartapesta con altri materiali, non vorremmo che il rigore di utilizzare solo la carta possa costituire un limite per noi. A volte siamo tentati di utilizzare il polistirolo o la stoffa. Non penso durerà tantissimo questa esclusività di realizzare carri solo con la cartapesta. Il valore che diamo al Carnevale e alla tradizione è alto, tanti ragazzi vogliono imparare a lavorare la cartapesta e in questo senso bisogna essere bravi a trattenerli. Investendo nella divulgazione e nella specializzazione della carta che può impreziosire sempre più tutto, possiamo assicurare un ampio spazio a quest’arte anche nel futuro. C’è un bel fermento attorno al nostro Carnevale, io il futuro lo vedo. È certamente un lavoro impegnativo e pesante ma la voglia di mandare avanti il tutto c’è.
L’Associazione Farinella, di cui Marino è il riferimento come maestro cartapestaio, propone formazione a chi si mostra interessato ad imparare. Non ci sono costi fissi ma vengono stabiliti e regolati rispetto alla richiesta che si avanza.
Il dopo parata: cosa succede ai carri
Una caratteristica del Carnevale di Putignano è quella che vede i carri costruiti ex novo, mai riciclati, e, da tradizione, alla fine del Carnevale, venduti. Una parte di manufatti viene venduta principalmente agli organizzatori di altre celebrazioni carnevalesche, alcuni vengono invece trattenuti a fini pubblicitari. Alla fine, se il pupazzo non si dovesse riuscire a vendere, viene distrutto. Tuttavia, come ci conferma Marino, è piuttosto difficile che quest’ultima possibilità si verifichi.
Il mercato di vendita dei carri non garantisce magari delle grandi trattative ma, per fortuna, ci sono tanti appassionati del nostro Carnevale che si mostrano ugualmente interessati agli acquisti. C’è una seconda vita e l’economia circolare torna sempre. Tante volte però, allo stesso tempo, noi cartapestai ci proponiamo di realizzare carri più leggeri così che si distruggano con maggiore facilità. Questo perché su tanti siti vediamo dei nostri manufatti realizzati anni prima. E se da un lato questo ci fa piacere, dall’altro lato il mercato rischia di diventare saturo.
Le unicità del Carnevale di Putignano
Un manufatto del Carnevale di Putignano è inconfondibile. Dell’unicità e della resistenza di un carro di Putignano ci si accorge subito, anche solo provando a bussare sulla sua struttura: l’accuratezza dei dettagli, i tanti accorgimenti che lo contraddistinguono, il bilanciamento dei colori, tutti coerenti e con uno stile uniforme, ma pur sempre diversi.
Rispetto ad altre sfilate di Carnevale italiane, ad esempio, noi lavoriamo diversamente la carta. È, questo, un procedimento qualitativo che ci distingue. Per un confronto, ad esempio, a Viareggio procedono con la movimentazione manuale dei carri, mentre noi di Putignano puntiamo alla grandezza e all’ elettromeccanica. Se da un lato la lavorazione della carta è eccellente, dall’altro a rendere unica la nostra celebrazione, contribuisce un discorso di cultura e costume. Siamo il Carnevale più lungo d’Europa, partiamo dal 26 dicembre e lo concludiamo al martedì delle ceneri. Questa estensione temporale culmina, solo nella sua conclusione, con le celeberrime sfilate.

Considerata la sua occupazione primaria di grafico presso un’azienda e pur dedicandocisi molto, Marino tratta ancora tutto questo come una grande passione, un hobby in cui credere molto.
C’è poi anche chi realizza carri come artigiano praticamene da sempre e ha reso questa attività un impiego assoluto, a Partita Iva. È questo il caso di Paolo Mastrangelo.
Paolo Mastrangelo: la cartapesta come occupazione primaria
Oggi maestro cartapestaio, Paolo Mastrangelo, 33 anni, segue le orme di un padre maestro dell’arte della cartapesta e che ha da sempre messo a disposizione del Carnevale di Putignano il proprio tempo, con una passione a cui si presta ascolto in maniera istintiva e naturale. Paolo si avvicina sin da bambino a questa coloratissima arte. Immerso tra le attività di preparazione alla sfilata, con curiosità e immaginazione, cresce in un clima che lo indirizza sin da subito a questa creativa e preziosa realtà.
Nel tempo ha poi deciso di addentrarsi in questo mondo in maniera totalizzante, facendone quindi un lavoro vero e proprio, non prima di aver conseguito una formazione adeguata. Dopo aver frequentato l’Istituto d’arte e l’accademia delle belle arti, passo dopo passo è diventato maestro cartapestaio e ha incanalato le sue competenze in ambiti diversi: scenografie, installazioni, allestimenti teatrali, perfezionando sempre più quell’interesse per l’arte scenica che, sin da piccolo, maturava dentro sé. Oggi Paolo ha infatti un’azienda tutta sua, Creazioni Paolo Mastrangelo, destinata a condurre lavori per il mondo dell’arte.

Un credo imprescindibile dei cartapestai del Carnevale di Putignano: mantenere viva la tradizione
Anche lui, servendosi della tradizionale tecnica della carta a calco, ogni anno si appresta alla realizzazione di carri nuovi e diversi. È proprio il bando, infatti, a imporre che non vengano riutilizzati pezzi degli anni precedenti, tutto viene pertanto ricostruito da zero e i soggetti rappresentati costituiscono sempre una novità per il pubblico.
Io credo fermamente in questo mestiere e non solo perché parlo di una attività che di fatto costituisce la mia occupazione principale e su cui lavoro tutto l’anno, ma anche per una questione di legame con la tradizione della mia città. Sono circa cinque i mesi in cui mi dedico al progetto di realizzazione dei carri allegorici, dal momento in cui viene definito il progetto fino alla fase finale. Per il resto del tempo lavoro nei teatri, per allestimenti in locali. Ci credo molto, ho intrapreso la strada dell’arte e la porto senz’altro avanti.

Palestre creative: il futuro del Carnevale di Putignano
E anche Paolo ci ha raccontato quanto positivo sia l’approccio al Carnevale che può intercettarsi tra i più giovani.
Cerchiamo di tramandare alle nuove generazioni tutto il nostro impegno e la nostra arte. Ci sono diversi ragazzi che ci seguono e ci affiancano da appassionati. Sicuramente il nostro non è un lavoro semplice, non è un lavoro che apprendi in poco tempo. Definirei il nostro mondo come un insieme di palestre creative per i ragazzi che fanno esperienza. Partendo dalla lavorazione della carta fino ad imparare a lavorare il ferro e la meccanica, a lavorare con il colore, con l’argilla, non si finisce mai di imparare ma anche di insegnare.
Putignano vive del Carnevale ed è bene che continui sempre a credere in questa celebrazione. La risposta e la reazione di un pubblico che arriva da tutta Italia è quella dell’incanto, del rimanere estasiati e profondamente colpiti da tanto spettacolo. Perché come ci testimonia il mirabile lavoro dei maestri cartapestai, il Carnevale di Putignano è ormai uno spettacolo a tutto tondo, non solo una sfilata. I carri parlano, raccontano, ci sono musiche e coreografie a corredo della scena e a derivarne è uno spettacolo itinerante in cui il pubblico è sempre emozionato.

È una festa diventata arte a tutti gli effetti, che rende fieri i cartapestai, attraverso i volti emozionati di chi assiste a tanta bellezza.
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