Non basta più, a un certo punto, avere un lavoro sicuro. E anche la voglia di fare carriera cede il passo ad altre urgenze e domande. Prendere la metro, andare in azienda, salutare i figli al mattino e rivederli solo quando fuori è buio, per dare loro la buonanotte. A Francesca, 48 anni, milanese doc, e a Giorgio, 49 anni, originario della Puglia ma nato e cresciuto a Napoli, tutto questo non andava più bene.
Entrambi avevano un sogno nel cassetto e hanno deciso di cambiare vita, trasferendosi al sud Italia, nella masseria di famiglia che i genitori di Giorgio, Rosaria e Camillo, avevano voluto mantenere e conservare, con dedizione e passione.
Dove? Nella campagna di Gioia del Colle, in provincia di Bari. È qui che sono ripartiti da zero, o quasi. Con in mente ancora qualche perplessità, ma con i piedi ben saldi nelle terre di famiglia, quelle della Masseria Ninni. Infatti, nel punto più alto tra la terra di Bari e di Taranto sorge Masseria Ninni, azienda agricola biologica con duecento anni di storia situata nel cuore della Murgia.

Lasciare Milano per tornare alle origini
A Milano ero manager per una multinazionale. Nel 2021 ho dato le dimissioni al mio capo. Lui mi ha chiesto se potesse fare qualcosa per trattenermi. Io gli ho risposto di no, perché avevo deciso di lasciare tutto per andare a vivere in Puglia e dedicarmi alla campagna, producendo vino. È una scelta di vita. È una scelta di tempo da dedicare alla famiglia e alla bellezza. Lo abbiamo fatto anche per le nostre due figlie, per dare loro l’opportunità di vivere un’infanzia tra la natura.
Chi, da piccolo, cresce guardando gli alberi e le foglie, vede le cose da una prospettiva diversa. Dopo il covid ci siamo trasferiti qui, abbiamo messo in produzione i vigneti e costituito l’azienda.

Anche Francesca ha lasciato il posto fisso nel ramo della comunicazione, decidendo di lavorare da remoto e dedicando gran parte del suo tempo all’occupazione in campagna. Un salto nel vuoto che ha portato la coppia a rinunciare alla stabilità e alla garanzia di una futura pensione.
Ma tutto questo ha uno scopo ben preciso e ha già portato i suoi primi frutti. Nel giro di due anni è nata Masseria Ninni, azienda biologica certificata a Gioia del Colle, tra la terra rossa e la pietra bianca, in un territorio che si erge a oltre 360 metri sul livello del mare e dove, un tempo, i pellegrini venivano ad approvvigionarsi e i briganti a fare razzia.
Ora è tutto sulle nostre spalle. Si lavora tanto, ma siamo molto felici. Tutto quello che ci circonda non ha prezzo. In futuro? Vogliamo garantire anche delle esperienze ai nostri clienti, spiegando loro la nostra storia e organizzando aperitivi in vigna e degustazioni.

La scelta di coltivare e produrre bio
Giorgio e Francesca hanno deciso di coltivare e produrre bio e l’azienda agricola Ninni aderisce al disciplinare Agricoltura Biologica della Comunità Europea ed è certificata da Icea, Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale.
Significa amare la terra, seguirne i ritmi e le stagioni, ascoltare quello che sa raccontarti, ogni giorno. Il controllo della filiera produttiva è totale, a garanzia della sicurezza alimentare e per una piena tutela del consumatore. Le tecniche agronomiche prevedono lavorazioni innovative e naturali che rispettano l’ambiente. Tra queste, concimazioni organiche, inerbimento naturale e grande attenzione all’utilizzo delle risorse idriche attraverso il recupero delle acque piovane.
La materia prima viene lavorata secondo le più moderne tecnologie per la massima qualità del processo di trasformazione, dalla raccolta al confezionamento nei locali aziendali dedicati e nel pieno rispetto del protocollo biologico. Preserviamo l’ecosistema naturale favorendo la crescita di macchia mediterranea spontanea, essenziale per lo sviluppo del ciclo vitale degli insetti impollinatori.


I sogni dell’infanzia prendono forma e si riannodano a una storia antica
Ma tutto questo non si è sviluppato senza un background definito: da giovane, Giorgio voleva studiare agraria. Poi, la vita lo ha portato in una direzione diversa, ad occuparsi di economia e finanza nella metropoli.
Ma le passioni vengono sempre a galla. Ho sempre sognato di poter vivere in questo modo. E alla fine ho deciso di crederci fino in fondo. La giornata tipo? Segue il ritmo della natura. La sveglia è alle 5. Poi c’è il lavoro in vigna. Ma ci occupiamo anche della vendita e della promozione. Facciamo tutto noi.
Il legame di Giorgio con la terra ha origini antiche, non solo per la passione per sentieri fatti di ghiaia e tramonti sulla vigna.

Masseria Ninni ha quasi 200 anni di storia. Qui, tra Otto e Novecento, i miei avi mettevano le loro mani nella terra. La nostra scelta è stata quella di voler riscoprire questa storia, restituire valore a una vocazione vitivinicola persasi nel tempo.
Masseria Ninni, dunque, ha ed è «una storia antica, di uomini e donne che per generazioni hanno lavorato con operosità in una masseria di Puglia, nelle sue murge sud orientali, un territorio carsico millenario», dove si coltivano vigneti e uliveti.
La nostra scelta è stata quella di voler restituire valore a questa storia. Quella di luoghi che esprimono una straordinaria ricchezza di cultura, sapori mediterranei, tradizioni. Da queste solide radici nasce il principio che ci guida, il profondo rispetto per la natura e per l’uomo. È il nostro impegno per un futuro di responsabilità.

Il legame con il passato: il batteriologo Camillo Ninni
È con questo presupposto che Giorgio e Francesca hanno voluto tessere di nuovo quel filo che li conduce al passato, a partire dallo stesso nome della masseria, che si collega a Camillo Ninni, batteriologo noto per aver contribuito alle ricerche sulla tubercolosi, nato a Gioia del Colle e poi trasferitosi a Napoli, dando avvio a quel ramo della famiglia da cui Giorgio discende.
A Camillo Ninni, a Gioia del Colle, è dedicata una via. È una stradina nel centro, molto frequentata dai più giovani, perché lì nei dintorni c’è un bar. Molti dei ragazzi e delle ragazze che si affollano tra una chiacchiera e una birra, però, forse non sanno chi fosse Camillo Ninni. Nato a Gioia del Colle il 3 gennaio 1887, Ninni morì a Napoli il 24 giugno 1960. Figlio di Oronzo e Maria Girardi, sposò Maria Donvito, dal cui matrimonio nacque una figlia, Erminia.

Il contributo di Camillo Ninni
Dottore in Medicina e batteriologo, attirò l’attenzione di Albert Calmette, vice direttore dell’Istituto Pasteur. Fu lui a volerlo con sé a Parigi, negli anni Trenta, per fare fronte comune alla lotta contro la tubercolosi. Calmette, discepolo diretto del Pasteur, sosteneva (come si legge in un articolo pubblicato su Il Mattino nel 1960, anno della morte di Ninni) che, accanto al bacillo, esistesse anche un virus tubercolare, «ma, per quanto la sua autorità fosse enorme, la dimostrazione delle teorie da lui sostenute attendeva ancora conferma scientifica».
Fu allora che, da Napoli, fa capolino la figura del giovane batteriologo Camillo Ninni, che scrisse a Calmette. E, da quel momento, decretò il suo contributo allo studio per un vaccino contro la tubercolosi, la malattia che poeticamente descrive lo scrittore Gesualdo Bufalino in Diceria dell’untore, romanzo ambientato nel 1946 e che racconta la quotidianità nella Rocca, il sanatorio per i malati, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale. La Conca d’oro e un amore-duello che conta i minuti che separano dalla fine, dalla morte che, come una sorella maggiore, aleggiava lì, in quel clima devastato dalla guerra e dalla malattia.
Dal passato al presente
Più di settant’anni dopo, una pandemia globale avrebbe chiuso il mondo in un’altra Rocca, fatta da mura spesse, di case o di ospedali. È stato proprio in quel periodo, quando la paura del virus ha filtrato priorità e preoccupazioni quotidiane, che Francesca e Giorgio hanno deciso di mettere in discussione carriera e scelte, pensando di prendere un’altra direzione.
Dirigendosi, quindi, dalla Lombardia alla Puglia, dapprima per passare in masseria i lunghi giorni della quarantena, lontani dai fumi della città; poi iniziando a pensare che forse quello non era più soltanto un passaggio, ma un nuovo «posto fisso», fuori dal senso comune che abitualmente viene dato a questa parola: un posto fisso che non sia sinonimo di carriera e lavoro, ma che sia terreno dove essere e dove poter tornare.
Ed eccola lì, Masseria Ninni: situata nel punto più alto tra la terra di Bari e Taranto. Masseria Ninni, che nella struttura stessa ha un legame con la sua lunga storia. Varcando l’imponente cancello, infatti, dove campeggiano le iniziali di Camillo Ninni, sulla sinistra si apre la neviera, antichissimo edificio scavato nella roccia che in passato serviva per posare la neve utile a conservare i cibi.

Masseria Ninni oggi
Qui, dopo aver aperto una porta dalla grande serratura, è possibile scendere ed essere immersi, anche ad agosto, in un ambiente isolato e freddo, utile un tempo a raccogliere la neve. Riprendendo il cammino, poi, si può visitare anche la vecchia cantina che mantiene ancora le antiche botti, oltre a tutti gli strumenti necessari a produrre vino come si faceva un secolo fa.
E ancora (e soprattutto) le vigne, dove Giorgio e Francesca trascorrono gran parte delle loro giornate: qui, sorseggiando un bicchiere di vino, è già possibile fare degustazioni e ammirare il tramonto, con i colori caldi del sole che cambiano l’aspetto del verde che domina l’ambiente. E presto, anche la neviera e la cantina saranno attrezzate per esperienze di degustazione.

Così, seguendo questa direzione e riannodando i fili del passato, sono nate le prime due etichette di Primitivo firmate dalla Masseria Ninni, i cui nomi prendono spunto dalle figlie di Giorgio e Francesca, a segnare un nuovo inizio e un percorso che, da una storia antica, si rivolge al futuro.
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