Un piccolo panificio nel cuore del quartiere murattiano di Bari emana profumo di pane appena sfornato. I colori sono vivissimi: dal verde delle cicorie fumanti al rosso brillante della parmigiana, dal caldo ocra della zuppa di ceci al giallo oro dei panzerotti luminosi d’olio appena bollito.
Panificio Arciuli è il disegno di una tradizione antica che continua ad esistere nel centro urbano del capoluogo pugliese, grazie a chi, negli anni, ne ha preso tra le mani il prezioso carico.
Luigi Sarno, classe 1990, ci racconta come nasce e si evolve questa storia di famiglia.
Bisogna andare indietro nel tempo per ripercorrere la storia del Panificio Arciuli di Bari, arrivando, precisamente, a cinque generazioni prima di Luigi.
Le origini: da forno collettivo ad impresa
Alla fine dell’800, in via Roberto Da Bari 72, nasce un forno collettivo grazie all’iniziativa di Teresa Bombacigno, trisavola di Luigi.
Il forno collettivo offre un servizio: cuocere pane, focacce, pasta per chi non possiede presso la propria dimora un buon forno a legna.
Questo forno continua ad essere operativo fino agli anni ‘20 del ’900, quando viene rivisto il principio dell’esercizio commerciale. Il forno si trasforma in un panificio e, quindi, in un’impresa a tutti gli effetti.
Nasce così il Panificio Arciuli, fondato da Gaetano Arciuli, bisnonno di Luigi, una realtà che nel cuore della città diventa subito conosciutissima per le sue specialità.
Abbiamo introdotto a Bari la tradizione dei panetti arabi, che nel tempo sono sempre stati richiestissimi.
Fino agli anni ‘50 il panificio rimane nelle mani di Gaetano, per poi passare in quelle del figlio Peppino, “il rampollo della famiglia”, come racconta Luigi, destinato ad assumere la gestione della promettente impresa.
Un’evoluzione matriarcale: l’impresa “Sorelle Arciuli”
Nel 1957 Peppino Arciuli, all’età di soli 35 anni, viene improvvisamente a mancare, lasciando moglie e due figlie. A quel punto è Emilia Napoli, moglie e vedova di Peppino, di origini campane, a farsi carico della dirigenza dell’impresa. Con la promessa di destinare l’azienda alle due figlie, così da garantire loro un futuro, la signora Emilia ne diviene intanto dirigente. Ciò non accade senza difficoltà: imprenditrice in una città non propria, vedova e madre di due figlie nel Sud degli anni ’60.
Emilia però non si lascia abbattere. Con determinazione e tanta iniziativa, riformula l’idea classica di panificio: da quel momento in poi l’impresa non avrebbe più prodotto solo pane e focacce, ma anche piatti tipici pugliesi come fave e cicorie, pasta al forno, patate riso e cozze, cambiando nome e diventando Sorelle Arciuli.
Con questa rivoluzione il panificio diventa il centro nevralgico della dimensione cittadina barese. Tante sono le intere famiglie che si cimentano da dipendenti dietro le quinte del forno, e anche le due figlie, Filomena e Angiola, si impegnano sin da piccole, sostenendo l’impresa familiare.
Il Panificio Arciuli di Bari dagli anni ’70 ad oggi
Arriviamo così agli anni ’70, quando la mamma di Luigi compie 18 anni e il panificio passa in maniera effettiva nelle mani delle due sorelle. Nonna Emilia muore nel 2008.
La nonna Emilia ha lavorato fino a quando ha potuto, da grande direttrice, come colonna portante della supervisione e della gestione finanziaria della nostra impresa.
È la mamma di Luigi, Angiola, che prende poi negli anni successivi le redini della tradizione di famiglia, proseguendo il lavoro della mamma Emilia. Da Sorelle Arciuli, l’impresa diventa Arciuli Angiola Maria & Co.
La ragione sociale è tutt’oggi questa, dove Angiola Maria è intestataria dell’impresa e quel “Co” sta ad indicare i due figli, Luigi e Giulio, che seguono la tradizione di famiglia. Giulio, ingegnere edile, supporta Luigi che detiene di fatto la gestione dell’azienda.
La difesa della qualità come missione
Con l’aumento dell’offerta sul mercato, il panificio diventa negli anni sempre più di nicchia, tanta e violenta è la competizione: i grandi panifici si fanno sempre più aggressivi, industrializzati e ben corazzati. Ma non solo.
Non sono tanto i panifici, quanto i supermercati il nostro vero nemico: ne deriva cibo non sempre sano, fatto senza cura e attenzione e, non per ultimo, senza sentimento.
Io vedo in chi sceglie i nostri prodotti, sani e di qualità, il compimento di un atto politico, oggi più che mai. Non vogliamo vivere di solo turismo, ma di clienti che si affezionino alla tradizione, ai volti di chi gli vende prodotti buoni, che capiscano la qualità e la apprezzino. Vogliamo valorizzare la semplicità, l’autenticità, non vendendo grandezze ma prodotti fatti col cuore.
Nonostante i venti non sempre favorevoli, Luigi decide di raccogliere l’eredità della tradizione di famiglia. Non ci arriva subito, come tutte le grandi storie testimoniano, ma col tempo, compiendo delle scelte.
Da Parigi al ritorno a Bari: un progetto di vita fatto di pane e musica
Luigi cresce assaggiatore e mascotte del forno. “Una sorta di Alberto Angela”, si definisce, raccontando quanto da bambino gli piacesse documentare e registrare video nel panificio, percependo il valore grandioso di tutto quello che mangiava e che vedeva essere accuratamente preparato.
Luigi studia Economia all’università di Bari, decidendo, a conclusione del percorso di laurea magistrale, di volersi imbarcare in un’esperienza di vita all’estero. A Parigi, infatti, da grande appassionato di musica elettronica, aveva avuto modo di esplorare nel tempo uno scenario musicale molto fertile, rimanendone profondamente colpito. È allora lì che decide di andare a vivere per un po’, rimanendoci, alla fine, per quattro anni. Seguendo un collettivo di musica elettronica a cui si lega professionalmente, dà avvio a questa esperienza e, intanto, per mantenersi, oltre alla musica, si cimenta in diversi lavori in ambito di contabilità, riprendendo quelli che di fatto erano stati i suoi studi.
Poi nel 2020 con la pandemia, Luigi decide volontariamente di lasciare la grande città e di tornare a Bari. La mancanza del clima pugliese, del mare e della famiglia, l’inquinamento parigino che gli procurava malanni: Luigi capisce, frastornato da dei ritmi troppo frenetici, che la sua missione era quella di mantenere viva l’impresa familiare nella sua città, in una dimensione comunitaria a cui sentiva di non voler rinunciare, senza mettere da parte la sua passione per la musica. Tant’è.
Con i soldi messi da parte, Luigi commissiona la costruzione di un sound system all’associazione culturale barese Il Ruggito della Gru e ne fa il suo simbolo di musicista, tanto che oggi può dire con fierezza di vivere di pane e musica.
Luigi, in arte Sama, prosegue, da cultore della musica e da appassionato musicista, col suonare in occasione di eventi sporadici a Parigi con un collettivo di dj di musica dubstep, nonché prestandosi come musicista di eventi organizzati in Puglia. Parallelamente mantiene il suo ruolo di gestore del panificio Arciuli, con cui si promette di mantenere sempre viva la tradizione di famiglia.
Due ritmi che si coniugano bene, quello del pane e quello della musica.
Le specialità del Panificio Arciuli di Bari sui canali social
A Luigi piacciono le chiamate telefoniche al numero del panificio, capire con chi parla, raccontare i suoi prodotti e invogliare le persone ad assaggiarli, narrandone le attenzioni che li caratterizzano. È così che si procede col Panificio Arciuli per farsi recapitare qualche prelibatezza a casa, non tramite messaggi sui canali social.
La pasta al forno è uno di quei piatti che evoca pranzi in famiglia. Per noi è l’essenza di nonna Teresa. Ancora oggi, dopo più di un secolo, la prepariamo con la sua ricetta. Certe tradizioni non hanno bisogno di innovazione, si legge sulla pagina Instagram del panificio.
Le specialità del forno spaziano dalla focaccia barese, al pane preparato con lievito madre (farina integrale, farro, khorasan, multi cereali), dai calzoni di cipolla tipicamente pugliesi, alle quiche di radicchio, zucca, funghi e scarola, dalle torte americane, crostate e muffin, alle brioche e zuccherosi maritozzi.
Il vero fiore all’occhiello del panificio, come da tradizione, restano i dolci natalizi: quindi sassanelli, cartellate, torroncini e occhi di Santa Lucia, con i quali Luigi si prefigge di portare avanti una tradizione culinaria storicamente importante per la città.
Quella di Luigi è la storia di un ritorno che rappresenta una precisa volontà: credere in una realtà costituita da cose semplici che vanno protette. La famiglia, la tradizione, la città in cui si è nati: è da questi valori che Luigi ha deciso di ripartire.
La sua visione politica sta tutta nel racconto di un piccolo forno antico che continua ad esistere con l’intento di far sempre lievitare grazia, qualità e autenticità.
Una storia straordinaria
Grazie Pasquale, siamo contente che le sia piaciuta questa storia raccontata dalla nostra Antonella. Torni a trovarci presto per scoprire nuove storie.
“Le cose semplici che vanno protette… “ che verità meravigliosa!!
Brava Antonella, sei riuscita ad esprimere perfettamente l’essenza di questo panificio, così semplice ma al contempo così speciale.
Grazie Rosa, siamo felici che il racconto di Antonella le sia arrivato. Torni a trovarci presto per nuove storie made in Puglia!